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Storia

Le quattro giornate di Napoli

1 Settembre 2020

Durante il lasso di tempo che va tra il 1940 ed il 1943 la città di Napoli fu colpita da durissimi bombardamenti aerei sia da parte delle truppe tedesche che cercavano di occupare la capitale partenopea, che di quelle alleate, intervenute per respingere tali attacchi. Le vittime furono circa 25.000 ed i danni arrecati al patrimonio artistico e culturale della città incalcolabili. Ci troviamo in un contesto storico che vede le truppe alleate risalire lo stivale italiano in un’azione di progressiva liberazione del territorio dall’oppressore tedesco, che però rispondeva colpo su colpo indietreggiando molto lentamente e combattendo con tenacia.

Un gruppo di antifascisti napoletani con a capo uomini politici e letterati come Adolfo Omodeo e Fausto Nicolini, riuscì in qualche modo a mettersi in contatto con le truppe alleate e richiese espressamente la liberazione della città. Erano circa 20.000 i tedeschi presenti a Napoli, contro i circa 5000 cittadini italiani presenti in tutta la Campania, ed in breve tutta la regione fu inghiottita dal caos totale, con alti ufficiali alleati scoperti a mercanteggiare con i tedeschi, ed il popolo che poco a poco si mostrava sempre più inquieto e sul punto di rivoltarsi. Così fu, e da lì a poco la situazione precipitò rapidamente nelle 4 giornate più cruente che Napoli abbia mai vissuto.

L’occupazione tedesca e l’insurrezione

Fu agli inizi del mese di Settembre del 1943 che per le strade di Napoli si andavano già intensificando episodi di intolleranza e si respirava aria di rivoluzione; anche gli studenti iniziarono a manifestare in strade e piazze, accrescendo notevolmente la tensione che era già così alta che si poteva toccare con mano, ed il 10 Settembre nei dintorni di Piazza del Plebiscito avvenne il primo vero scontro violento.

Alcuni cittadini napoletani si unirono ai militari italiani formando un muro umano ed impedendo il passaggio delle truppe tedesche che pattugliavano la città, dando luogo a cruenti scontri nei pressi dei giardini del Molosiglio; i tedeschi ‘punirono’ questo tentativo di insurrezione con una azione di rappresaglia incendiando la biblioteca nazionale ed aprendo il fuoco sulla folla. Nei giorni successivi un altro attacco dei tedeschi a raffiche di mitra su un distaccamento di Pubblica Sicurezza dislocato alla Riviera di Chiaia ed ancora altri scontri, poi i tedeschi proclamarono lo stato d’assedio ed il coprifuoco. I cittadini napoletani iniziarono a cercare un modo per procurarsi delle armi, e poco a poco svaligiarono i depositi delle vecchie accademie militari del Vomero per opporsi in tutti i modi all’arroganza ed alla crudeltà del Colonnello Scholl, il quale nel frattempo faceva fucilare tutti coloro che rifiutavano la resa e la deportazione in Germania.

4 giorni di lotta e scontri durissimi

I tedeschi avevano davvero passato il segno, si erano spinti molto oltre la sottile linea della tolleranza umana, ed il 27 di Settembre scoccò la scintilla che diede poi il via ufficialmente alla cruenta battaglia; un gruppo di napoletani armati intercettò una camionetta tedesca in località Pagliarone (nel quartiere Vomero) ed uccise il maresciallo che era alla guida, mentre un altro manipolo di rivoltosi costrinse i tedeschi a rifugiarsi all’interno della loro caserma ubicata in prossimità di quello che è oggi lo Stadio Collana. Altri 200 insorti con a capo il napoletano Enzo Stimolo assaltarono l’armeria tedesca di Castel Sant’Elmo, conquistandola dopo un’intera giornata di violentissimi scontri.

Il 28 Settembre gli scontri iniziarono a propagarsi per tutta la città, ed il numero dei napoletani che scendeva in strada a lottare contro l’oppressore era sempre più considerevole; nel rione Materdei, a Porta Capuana, nelle aree circostanti il Maschio Angioino, nei quartieri del Vasto e di Monteoliveto, la città intera era in subbuglio, ed i tedeschi tentarono di riportare l’ordine facendo grandi retate e portando via con la forza tutti gli uomini del popolo, per poi tenerli in ostaggio ammassati all’interno dello Stadio Collana. Fu ancora una volta Enzo Stimolo a capo di un gruppo di rivoluzionari ad incaricarsi della loro liberazione, cosa che riuscì ad ottenere il giorno dopo.

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La definitiva liberazione della città

Cannoneggiamenti su Ponticelli, nella periferia orientale di Napoli, e poi ancora sanguinosi combattimenti nei pressi dell’aeroporto di Capodichino e di Piazza Ottocalli, attacchi con carri armati in Piazza Giuseppe Mazzini…i tedeschi le provarono tutte per sedare ogni tentativo di sommossa, ma la tenacia dei napoletani fu un atto di eroismo puro; nonostante la grande inferiorità numerica i cittadini partenopei tirarono fuori le unghie, e prima resistettero a vari bombardamenti su Porta Capuana e Port’Alba, poi dovettero anche subire il gravissimo incendio dell’Archivio di Stato, ma alla fine, grazie anche al tanto sospirato arrivo dei primi carri armati alleati in città, il comando tedesco ufficializzò, per bocca del feldmaresciallo Albert Kesserling, l’inizio della ritirata delle truppe e delle operazioni di sgombero della capitale partenopea. Hitler aveva chiesto, come ultima azione prima del ritiro, che Napoli fosse ridotta a cenere e fango; per fortuna possiamo dire che gli è andata male.