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Archeologia

Gli scavi di Velia

1 Settembre 2020

Oggi cercheremo di conoscere un po’ più da vicino l’area geografica dell’entroterra cilentano, ovvero di tutti quei luoghi meravigliosi e di grande interesse archeologico la cui notorietà viene in un certo senso offuscata da altre perle di località comprese in questa stessa area e molto più gettonate in quanto rinomatissime stazioni balneari. Certo, perché nel Cilento ci sono Agropoli, Santa Maria di Castellabate, Acciaroli, Perdifumo, Palinuro, Marina di Camerota, tutte località meravigliose che si trovano sul mare, immerse tra bellissime insenature e spiagge bianche.

La città di Velia è un esempio di questi meravigliosi posti che non tutti purtroppo conoscono, ed oltre ad offrire la possibilità di addentrarsi in un vero e proprio parco archeologico e rivivere la sua storia, mette a disposizione dei visitatori anche documenti e testimonianze di quella che fu una delle più antiche scuole filosofiche avute in Italia, ovvero quella eleatica che vide tra i suoi principali esponenti Parmenide, Zenone, Melisso di Sarno, Senofane di Colofone.

Storia di Velia

Furono i Focei, una antica popolazione turca stabilizzatasi nella città di Smirne, a fondare la città di Velia, che venne battezzata in un primo momento Hyele, poi Ele, poi Elea; con l’avvento dei Romani, il suo nome fu definitivamente cambiato in Velia, proprio per espresso volere di Cicerone. La città fu costruita sui fianchi di un promontorio ubicato tra Palinuro e Punta Licosa ed intorno al secolo V a.C viveva già una sua condizione di splendore e ricchezza economica, avendo messo in piedi una fiorente attività di scambi commerciali ed una buona politica di governo. L’unico problema per Velia era rappresentato dai Lucani, che in più di un’occasione avevano già tentato di attaccarla per impossessarsene, proprio come avevano già fatto con Poseidonia (l’attuale Paestum).

Con l’Impero Romano invece i rapporti erano abbastanza buoni, e la città di Velia divenne presto luogo di ritrovo dell’aristocrazia capitolina nonché base navale strategica prima di Bruto e poi di Ottaviano; poco a poco però l’aumento dei traffici commerciali rese obbligatoria la costruzione di nuove vie di comunicazione e strade che collegassero la zona a Roma, ed iniziarono i lavori della grande via Popilia, cosa che coincise inevitabilmente con il progressivo isolamento della città di Velia ed il suo lento ma inesorabile impoverimento.

Percorso archeologico degli scavi di Velia

Ma andiamo a dare un’occhiata agli scavi di Velia più da vicino; essi si trovano nei pressi della ferrovia, a poca distanza dalla marina di Ascea, e sono aperti al pubblico tutti i giorni della settimana eccetto il Martedì; si entra nella città antica dal quartiere meridionale, ed è proprio qui che inizia la città costruita dai Focèi, dove si trova la diga foranea, che avrebbe dovuto fungere da molo costruito a circa 50 metri dalla spiaggia. Tutta questa zona subì grossi cambiamenti a livello geologico essendo lentamente stata insabbiata in seguito a fortissime alluvioni e fu davvero faticosissimo riportarla lentamente alla luce. Alla fine della diga foranea si può vedere una torre poggiata su uno scoglio che molto probabilmente era utilizzata come faro; più avanti iniziano le vere e proprie mura della città, quelle originali risalenti al secolo V a.C., che conducono all’ingresso della città dal lato del mare, a Porta Marina Sud.

Si imbocca dunque una strada che conduce verso Porta Rosa (utilizzata anche come viadotto di congiunzione tra le due vette del colle), e sulla sinistra sono perfettamente visibili le terme imperiali (risalenti al secolo II a.C.); proseguendo ancora si incontra la maestosa zona dell’agorà, una enorme piazza rettangolare circondata da imponenti porticati e colonnati, per giungere infine alla porta arcaica, che segnava il confine tra il quartiere meridionale e quello settentrionale.

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L’Acropoli e l’Area Sacra

Inizia dunque la salita verso la parte alta della città dove, come da copione, si trova l’Acropoli, ai piedi della quale si possono notare i resti della parte abitata della città risalenti più o meno al 540 a.C., così come quelli del piccolo teatro antistante l’Acropoli stessa, teatro che ancora oggi viene utilizzato per rappresentazioni e spettacoli. Poco più avanti si nota la stoà dell’area sacra, una costruzione anch’essa di forma rettangolare dalla quale si accede alla terrazza superiore, su cui si incontrano i resti del tempio ionico e la maestosa torre normanna.

Siamo nel vero centro dell’Acropoli, ovvero dove si svolgeva la vita religiosa e sociale della città, e proseguendo il cammino ci si imbatte in altre due bellissime terrazze, una dedicata a Poseidone e l’altra, enorme ed anch’essa rettangolare, in cui giace un altare monumentale chiamato il santuario di Zeus. Il percorso culmina in una zona chiamata castelluccio, dove era situato il posto di presidio a difesa della città. Gli scavi di Velia sono aperti tutti i giorni dalle 10 alle 18, ed il biglietto di ingresso costa soltanto 8 €; vale davvero la pena fasi un giretto da quelle parti se si ha la possibilità.