Cosa s’intende per ‘cucina povera’?
21 Marzo 2022Molte persone sono convinte che, quando si parla di cucina povera si fa riferimento alla cucina praticata abitualmente dalle popolazioni povere vissute nel corso della storia, ma non è così; i poveri, in quanto tali, probabilmente non avevano nulla da mangiare, e se ce l’avevano non era certo un qualcosa che andava cucinato, bensì del pane raffermo, magari delle patate o dei pomodori, e forse qualche verdura. Diciamo pure che i poveri mangiavano quello che gli capitava a tiro, e senza troppe sofisticazioni, ossia che non avevano forse neppure i mezzi per riscaldarlo quel tozzo di pane.
Cosa ben diversa è invece cucinare usando prodotti e metodi poveri, ovvero quanto più direttamente collegati con la terra; la minestra di erbe selvatiche potrebbe già essere considerato un valido esempio di cucina povera, così come le patate bollite, alle quali si aggiunge soltanto un po’ d’olio ed un pizzico di sale, o magari alla saporitissima fresella fatta con pane duro spugnato con colatura di pomodoro ed alici.
Storia della cucina povera
La cucina povera nasce nel Medioevo, ovvero quando i nobili, una volta terminato il loro lauto pranzo, lasciavano gli avanzi nelle ciotole; il cibo di risulta veniva ritirato velocemente dalla servitù, e riscaldato tutto insieme per poi divorarlo appena possibile velocemente e senza essere visti, perché in alcuni casi erano contemplate punizioni esemplari. E’ dunque certo che le origini della cucina povera risalgono al Medioevo, così come è certo che questo tipo di usanza è stata ripresa anche in epoche posteriori, specie nei dopoguerra, quando cioè gli eventi obbligavano i popoli a conservare il cibo a lungo, cucinandolo poi come meglio si poteva.
Si può dire che la cucina povera non è mai scomparsa dalla circolazione dai tempi del Medioevo ad oggi, anzi negli ultimi anni è tornata prepotentemente di moda, viste le varie crisi economiche che ha affrontato il nostro paese; minimo spreco di cibo ed ottimizzazione dell’utilizzo degli ingredienti, sono queste le due parole d’ordine per una cucina sana e super economica, e coi tempi che corrono sarebbe bene iniziare a praticarla!

Si può mangiare bene anche con pochi euro
Certo, la creatività è una dote indispensabile in cucina, e ciò non vale unicamente per i piatti fantascientifici di alta degustazione, anzi; è stata forse proprio la cucina povera a far aguzzare l’ingegno all’uomo, costringendolo ad inventare ricette improvvisate utilizzando i pochi ingredienti a disposizione, e cercando di insaporirli con erbe e spezie facilmente reperibili, magari anche gratis. Non è necessario spendere una fortuna per cucinare qualcosa di buono ed invitare magari anche degli amici a cena, e basterebbe chiedere ai nostri nonni per avere gli opportuni suggerimenti, loro si che saprebbero inventare un menù facile ed economico in pochi minuti!
Se si impara a dare sapore ai piatti poveri, curandone magari anche la presentazione e la decorazione, si può benissimo far bella figura spendendo pochi euro, e la soddisfazione di essere gratificati dai commensali a fine cena sarà certamente maggiore sapendo che si è riusciti a preparare una cena per 4 persone spendendo solo 5 euro! Patate, cipolle, pomodori, pane vecchio da utilizzare a mò di bruschette, e magari qualche avanzo di carne del giorno prima, sarebbero ad esempio ottimi ingredienti da utilizzare, poi tutto dipende dalla creatività.
Piatti tipici della cucina povera campana
Sono gli avanzi del giorno prima ad offrire valide alternative per aggiustare un piatto creato praticamente dal nulla; i classici fondi di pentola, o addirittura gli stessi avanzi lasciati nel piatto infatti, servono a sbizzarrirsi per trovare un modo nuovo di abbinare i sapori e ‘costruire’ una pietanza nuova partendo dai pochi elementi a disposizione. Tanto per fare qualche esempio, eventuali resti di carne del giorno prima, insieme con delle uova ed un po’ di pan grattato, potrebbero dar vita a delle gustosissime crocchette o polpettoni, niente male no?
C’è addirittura chi, in assenza di sostanziosi avanzi del giorno prima, pensa bene di conservare soltanto il sugo rimasto sul fondo della padella in cui si è cucinato, per poi magari ‘allungarlo’ sapientemente con un po’ d’olio, vino, sale, pepe, e rimetterlo nella padella per fargli fare 4 salti insieme alla pasta appena scolata, con una bella spruzzata di formaggio grattugiato, tanto per dirne una; in questo modo si mangia due volte ottimizzando al massimo la spesa fatta per il giorno prima, alla faccia dei ricchi e dei loro vizi!