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Storia

I lupanari, le case della prostituzione nell’antica Roma

24 Settembre 2021

Restando nell’ambito etimologico del termine, il vocabolo lupanare deriva dal latino lupa=prostituta, ed indica quel luogo destinato unicamente al piacere sessuale di carattere ‘mercenario’; ci troviamo nell’epoca storica che va dalla fondazione di Roma (753 a.C.) alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.), data che segnerà in pratica inizio del Medioevo. Il lupanare non era altro che una casa di tolleranza, un luogo riservato e protetto all’interno del quale venivano esercitati atti di prostituzione, attività a quei tempi consentita, perfettamente legale, ed anche molto praticata.

Anche i personaggi più in vista della società romana frequentavano bordelli e case d’appuntamento, ed andare con le prostitute era un atto considerato ‘normale’, doveva però essere un’attività svolta con ‘moderazione e controllo’. Diciamo pure che in tutto ciò erano proprio le prostitute quelle più penalizzate, perché da un lato erano adorate dagli uomini del popolo ai quali offrivano piaceri sessuali, ma allo stesso tempo venivano anche coperte di vergogna ed emarginate socialmente.

Cenni di storia sui lupanari

Sappiamo bene che la storia della prostituzione affonda le sue radici in epoche anteriori rispetto a quella dell’antica Roma, addirittura molto prima del 1000 a.C.; purtroppo però, grazie ai reperti archeologici portati alla luce finora si possono testimoniare e documentare i fatti soltanto a partire dal 79 d.C., anno in cui la città di Pompei fu distrutta dall’eruzione del Vesuvio. Dagli scavi, che continuano tuttora senza tregua, sono emerse moltissime reliquie interessanti che offrono testimonianze sull’esistenza dei lupanari, ed a quanto pare la prostituzione era attività fiorente e redditizia già da allora.

Numerosi reperti archeologici portati alla luce negli scavi di Pompei, documentano che le attività prostitutive non si svolgevano esclusivamente all’interno dei lupanari, che erano come detto delle strutture nate proprio per quello scopo, ma anche ai piani superiori di locali pubblici come taverne, osterie, e case private, spesso situate in tranquille ed isolate zone di periferia. Sono infatti visibili, se si va in escursione agli scavi di Pompei, testimonianze dell’esistenza di uno dei circa 25 bordelli esistenti in città prima dell’eruzione del Vesuvio, una vera e propria ‘attività commerciale’ gestita da tali Africanus e Victor.

Le varie categorie di prostitute nell’antica Roma

Come accennavamo, le prostituteda un lato erano adorate e desiderate dagli uomini del popolo, ma allo stesso tempo rappresentavano una categoria giudicata molto male dal popolo stesso; la maggior parte delle prostitute erano schiave o liberti (ex schiave liberate dalla condizione di schiavitù per vie legali), ed è curioso notare come anche a quei tempi esistesse tra le prostituteuna suddivisione in categorie, esattamente come accade oggi se parliamo di semplici prostitute da strada, escort, ed escort di lusso.

Partendo dai ‘ranghi’ più alti c’erano le delicatae o famosae, equivalenti alle odierne escort di lusso, che riservavano le loro prestazioni erotiche agli uomini delle classi sociali più alte, poi venivano le lupae (termine da cui deriva ‘lupanare’) che, per l’appunto, esercitavano la loro professione esclusivamente all’interno dei lupanari, le basturiae, che in genere si prostituivano in luoghi molto isolati come i cimiteri, le blitidae, che lavoravano in taverne ed osterie riservando una percentuale degli incassi al gestore, e poi ancora più in basso forariae, fornices, quadrantariae, diabolaiae, ovvero classi di prostitute che svolgevano la loro attività per strada nei quartieri più poveri ed in condizioni di miseria.

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Ritrovamenti archeologici di lupanari a Pompei

Grazie ai numerosi ritrovamenti archeologici fatti presso gli scavi di Pompei, oggi si hanno sufficienti informazioni su come era in effetti costituito un lupanare e come funzionavano le attività prostitutive all’epoca dell’Impero Romano; risulta che il classico lupanare fosse strutturato su due livelli, in ognuno dei quali erano presenti 4 o 5 celle, ognuna di esse dotata di un letto in muratura opportunamente ricoperto con stuoie o materassi, ed all’ingresso delle celle c’era quasi sempre una sorta di tabella pubblicitaria della prostituta che vi lavorava, con tanto di listino prezzi e disegno illustrativo.

I lupanari erano in genere ubicati in prossimità di grandi incroci tra strade secondarie, quindi non proprio facilmente reperibili, problema risolto con delle opportune incisioni falliche eseguite su pietra e collocate sui marciapiedi o addirittura sulle facciate esterne delle case, che illustravano il percorso per incontrare il lupanare più vicino. Altri ritrovamenti fatti nel sito archeologico degli scavi di Pompei testimoniano come gli avventori dei lupanari fossero soliti incidere sui muri nei pressi del ‘bordello’ stesso i loro giudizi sulle prestazioni della prostituta che gli aveva appena offerto il suo servizio, quasi come fosse una delle nostre ‘recensioni’ moderne.